Basilica Santuario Vittore e Corona
Introduzione
ome per numerosi altri santi della Chiesa primitiva, poche, incerte e spesso rivestite di leggenda, sono le notizie sulla vita, sul tempo e sul luogo del martirio di Vittore e Corona.
Non manca invece un discreto numero di fonti latine, greche e perfino copte, sul modo con cui affrontarono il martirio, sul loro culto e sulla traslazione delle loro reliquie.
   L’Illustre certamen”, un’antica relazione greca del IV secolo, redatta da un diacono della Chiesa di Antiochia, ci dice che Vittore era un soldato cristiano che subì il martirio in Siria, nell’anno 171, durante la persecuzione di Marco Aurelio. Denunciato dinanzi al tribunale del prefetto romano Sebastiano e sottoposto a efferate torture, Vittore manifesta con serenità e intrepidezza la propria fede.
   Corona, la giovane sposa di un suo compagno d’armi, presente al supplizio, colpita dalla testimonianza del giovane soldato, dichiara essa pure di essere cristiana. Arrestata, dopo un breve interrogatorio, è condannata ad essere appesa per i piedi alla cima di due palme, curvate a forza che, drizzandosi violentemente, la squarciano. Vittore, invece, viene decapitato.

La traslazione delle Reliquie
   È difficile stabilire quando i corpi dei Martiri vennero trasportati a Feltre.
In una tavoletta di piombo, racchiusa nell’arca e risalente ai secoli VIII-IX, il Vescovo Solino ricorda che i l'affresco dei Ss. Vittore e Corona presente all'interno del Santuariocorpi dei Santi Martiri furono trasportati dal luogo del martirio - forse, la Siria, data la vicinanza - a Cipro, dal suo predecessore, il martire Teodoro, nell’anno 205 d.C. e come lui stesso li fece deporre in un sepolcro più degno. La provenienza dall’Oriente dei corpi, come vuole la tradizione, è confermata anche dai tipi di polline rinvenuti di recente (1981) sulle Reliquie da una équipe di studiosi dell’Università di Padova.
Da Cipro, attraverso varie traslazioni, i corpi pervennero a Venezia, come quello di S. Marco dove rimasero per vario tempo e dove esiste la tradizione di una antichissima chiesa intitolata a S. Vittore rifatta e intitolata a S. Moisè. Da Venezia i Santi arrivarono sul Miesna probabilmente nel secolo IX.

La leggenda
   E qui la storia si colora di poesia. Quando il carro che trasportava le spoglie dei Santi Martiri, attraversata la stretta gola del Piave, arriva alle falde del Miesna ormai vicino a Feltre accadde un fatto prodigioso. I cavalli si rifiutano di procedere.
A nulla valgono gli incitamenti e le sferzate. Le ruote sembrano inchiodate sulla strada. Si cambiano i cavalli, si aggiogano altri buoi, il Vescovo indice pubbliche preghiere. Tutto inutile. Il carro non si stacca di un palmo. Ma, nella notte S. Vittore, vestito da soldato e sfolgorante di luce appare ad una umile donna di Anzù e le ingiunge di attaccare al carro le sue due vaccherelle e di lasciarle libere su per la costa.
Così avviene. Il mattino dopo, tra il sorriso incredulo dei conducenti, le giovenche attaccate al carro, agili e svelte, risalgono l’erta boschiva fino allo spiazzo designato dalla visione, dove sorse poi il Santuario a custodia, attraverso i secoli, dell’arca preziosa con il corpo dei Santi.
È il 18 settembre.
Le impronte delle giovenche e del bastone della vecchietta, impresse nella viva roccia del monte, visibili in una cappelletta del sentiero testimonierebbero ancor oggi il prodigio.

Ricerche storiche e scientifiche
   Le due ricognizioni delle Reliquie fatte nel 1943 e nel 1981 hanno confermato scientificamente la presenza di ossa appartenenti a due individui, maschio e femmina.
Nell’ultima ricognizione, fatta da un’équipe dell’Università di Padova, sotto la direzione dell’illustre prof. Cleto Corrain, l’esame dei pollini di Cedrus confermava inequivocabilmente la provenienza delle Reliquie dall’Oriente, come vuole la tradizione.

homepage

Alcuni angoli del Santuario
infowebmaster infomail